domenica 17 giugno 2018

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Storia contemporanea

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La storia contemporanea è, convenzionalmente, una delle quattro grandi età storiche (antica, medievale, moderna e appunto contemporanea) che inizia con la Rivoluzione industriale e/o la Rivoluzione francese (1789) giungendo fino al presente.[1]

Periodizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Interpretazioni alternative ne segnano l'inizio con la Rivoluzione francese (1789 – nascita del primo stato nazionale borghese contemporaneo) o con il Congresso di Vienna (1815 - riassetto dell'ordine europeo in seguito alla sconfitta di Napoleone), altre teorie ancora datano l'inizio della storia contemporanea con il 1918 (fine della Prima guerra mondiale) o con il 1945 (fine della Seconda guerra mondiale); vi sono coloro poi che parlano del 1870, anno della presa di Roma e soprattutto della battaglia di Sedan, che avrebbe poi condotto alla nascita del II Reich tedesco.[2]
Le teorie sono molteplici e il dibattito storiografico sulla periodizzazione dell'età contemporanea è ancora vivamente aperto; la datazione canonica è comunque quella che parte dalla Rivoluzione Francese.[3]
Benedetto Croce riferendosi proprio alla periodizzazione della storia contemporanea disse: «ogni storia è storia contemporanea», in quanto lo storiografo che scrive vive nel mondo attuale così come anche il pubblico cui lo storiografo si rivolge.

L'emergere degli stati-nazione (1815–1870)[modifica | modifica wikitesto]

Con l'espressione rivoluzione industriale si indica lo sviluppo manifatturiero, della Gran Bretagna prima e del resto d'Europa poi, che riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; il suo arco cronologico è solitamente compreso tra il 1760-1780 al 1830.
Napoleone venne sconfitto definitivamente a Waterloo nel 1815, data che segnò la fine dell'età moderna. Al Congresso di Vienna l'assetto dell'Europa venne ridefinito e iniziò il processo di consolidazione degli stati nazionali, che sarebbero diventati in breve i protagonisti della politica europea.
La restaurazione delle forme di potere antecedenti alla Rivoluzione francese, negli anni dal 1815 al 1848 tentò invano di soffocare le aspirazioni liberali e nazionali delle popolazioni europee suscitate dalla Rivoluzione francese. A queste si aggiunsero sia le trasformazioni sociali legate alla Rivoluzione industriale, sia la rinascita di spinte nazionalistiche che mal tolleravano forme di governo sempre più lontane dalle esigenze popolari. Come conseguenza, il periodo tra il 1815 ed il 1848 fu segnato da una serie di moti rivoluzionari. Nel 1848, anno della primavera dei popoli, Karl Marx pubblicò il Manifesto del Partito Comunista, iniziando idealmente l'era della diffusione di massa delle ideologie politiche: socialismo, anarchismo, primo nazionalismo. Nel 1864 nacque a Londra la Prima Internazionale, che s'ispirava ai principi del Manifesto, ma chiuse nel 1876.
Nella seconda metà del secolo ci fu una serie di guerre che ebbero, tra i maggiori risultati, la nascita di stati nazionali in Italia e Germania. Nel 1870 si svolse la guerra franco-prussiana: la Francia venne sonoramente sconfitta dalla Prussia e divenne l'unica grande potenza repubblicana in Europa. La Prussia divenne Impero di Germania e, in seguito al venir meno della protezione francese sullo Stato Pontificio, l'Italia annetté Roma. L'unità d'Italia era avvenuta nel 1861, quando il parlamento a Torino aveva eletto re Vittorio Emanuele II di Savoia. Il Regno di Sardegna attaccò l'Impero austriaco nella Seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 con l'aiuto della Francia, liberando la Lombardia. Nel 1860-61 Giuseppe Garibaldi con la spedizione dei mille conquistò il Regno delle Due Sicilie, permettendone l'annessione al nascente stato italiano.
Negli Stati Uniti si svolse la guerra di secessione americana, primissimo esempio di guerra moderna e in larga scala (1860-1865). I morti furono 600.000, un numero pari agli effettivi dell'esercito più grande fino allora dispiegato (quello di Napoleone in Russia).

Imperialismo e nazionalismo (1870–1914)[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Imperialismo e Nazionalismo.
Il periodo fra 1870 e Prima guerra mondiale fu caratterizzato dall'avvento della società di massa. La produzione di beni di consumo durevoli aumentò sensibilmente, la partecipazione politica si allargò a strati sempre più ampi di popolazione, i governi dei singoli paesi adottarono le prime politiche di welfare. Nel 1889 nacque la Seconda Internazionale che si impegnava a trovare la via più semplice per eliminare la lotta di classe. All'interno dell'Internazionale c'era chi optava per una rivoluzione e chi preferiva una via graduale di riforme sociali. L'esposizione di Parigi (1900) rappresentò insieme il culmine e la tragica fine dell'ideale positivistico ottocentesco e della Belle époque, il periodo relativamente pacifico che vede l'espansione della borghesia industriale.
Anche a causa della lunga e grave crisi economica nota come 'Grande depressione', le borghesie nazionali utilizzarono il nuovo binomio protezionismo-imperialismo in una competizione crescente e sfociante nella Prima guerra mondiale.
Sotto la guida politica del suo primo cancelliere, Otto von Bismarck, la Germania assicurò la sua nuova posizione in Europa tramite l'alleanza con l'Impero austro-ungarico e l'Italia e un'intesa diplomatica con la Russia. La decisione del Kaiser Guglielmo II, salito al trono nel 1888, di licenziare Bismarck (nel 1890) e di non rinnovare il Trattato di controassicurazione con l'Impero Russo segnò l'inizio della fine del sistema bismarckiano. Tra il 1891 e il 1894, Francia e Russia operarono un graduale riavvicinamento diplomatico, culminato nell'alleanza militare ed economica. Un secondo fondamentale passaggio fu rappresentato dalla firma dell'"Entente cordiale", tra Francia e Gran Bretagna nel 1904. Nel 1907 anche il Regno Unito e la Russia risolsero i loro contrasti in Asia con l'accordo di San Pietroburgo.
La Conferenza di Berlino (1884) diede simbolicamente il via alla spartizione dell'Africa e del colonialismo europeo attivo. La sconfitta italiana ad Adua del 1896 contro le truppe etiopi segnò l'interruzione dell'iniziativa coloniale italiana e la fine della carriera politica di Crispi. Il XX secolo si aprì, emblematicamente, con una guerra corale delle potenze mondiali in un paese ancora periferico: le truppe italiane, tedesche, giapponesi, inglesi, russe schiacciarono la rivolta dei Boxer in Cina. Nel 1905 si chiuse la guerra russo-giapponese, con la vittoria di questi ultimi, la prima sperimentazione del fuoco di artiglieria in larga scala e il primo grave colpo inferto al regime zarista.
Nel corso delle guerre balcaniche, combattute nell'Europa sud-orientale nel 1912-1913, gli stati componenti la Lega Balcanica (Regno di Bulgaria, Grecia, Regno del Montenegro, e Regno di Serbia) dapprima conquistarono agli ottomani la Macedonia e gran parte della Tracia e poi si scontrarono tra loro per la spartizione delle terre conquistate.

Le guerre mondiali (1914–1945)[modifica | modifica wikitesto]

Le tensioni tra gli stati nazionali europei raggiungono un punto di rottura, dando inizio alla prima guerra mondiale (19141918). Il conflitto coinvolse le maggiori potenze mondiali di allora, divise in due blocchi contrapposti: gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) contro le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Gran Bretagna, Impero russo e Italia. È comunemente considerata dagli storici uno degli eventi che forgiarono il XX secolo, cambiando per sempre le strutture statali, le tattiche militari, le prospettive culturali. Per la prima volta gli Stati Uniti intervengono in una guerra europea, rompendo la Dottrina Monroe. La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio con le forze nemiche.
Nell'ottobre 1917 si estingue, nel fuoco della rivoluzione, l'Impero Russo. Viene costituita l'Unione Sovietica, sotto la guida del leader bolscevico Vladimir Il'ič Ul'janov, meglio conosciuto come Lenin. L'URSS fu il primo tentativo di applicazione pratica su scala nazionale delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. Il risultato è un regime violento ed oppressivo, frutto di un'applicazione del marxismo non completamente fedele alle sue originali linee guida dei pensatori Marx ed Engels. Nasce così il primo totalitarismo europeo (ma la definizione è molto contestata). Dopo la morte di Lenin nel 1924 la direzione del nuovo stato si consolida nelle mani di Josif Stalin. Nell'arco di pochi anni Stalin trasforma il proprio potere in una vera e propria dittatura. Il regime staliniano causò milioni di vittime, tra le quali oppositori politici, noti o sospettati, e militari che vengono giustiziati o esiliati in Siberia nei campi di lavoro forzato chiamati GULAG,durante le cosiddette Grandi Purghe degli anni trenta.
Il Trattato di Versailles del 1919, per il prevalere degli interessi nazionali, impone severe condizioni alla Germania e il disfacimento degli imperi tedesco, austro-ungarico e russo con la creazione di nuovi stati come la Polonia, Cecoslovacchia e la Iugoslavia. Con la fine della prima guerra mondiale l'Europa "moderna", quella degli stati nazionali, dei ceti medi liberali e borghesi, dell'eurocentrismo, si avvia perciò ad un irreversibile tramonto.
Tra i quattordici punti delineati dal presidente statunitense Woodrow Wilson vi è la costituzione di quello che diventa il primo tentativo di un'organizzazione con lo scopo di vigilare sulla pace: la Società delle nazioni.
Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, sale al potere. Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti e, come stabilito dalla legge Acerbo, i due terzi dei seggi, assegnati alla lista di maggioranza relativa che abbia raccolto almeno il 25% dei voti. La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo rapimento ed uccisione. Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara dittatore. Nel biennio 1925-1926 vengono emanate le cosiddette leggi fascistissime, che avviano la trasformazione del Regno in uno stato autoritario, mediante l'istituzione del Tribunale Speciale Fascista, del confino politico per gli antifascisti e della polizia segreta, l'OVRA.
La crisi del 1929 scuote la fiducia nell'economia liberista, dando ulteriore impulso all'affermazione dei totalitarismi autarchici.
La Germania precipitò in una gravissima crisi economica, caratterizzata dalla totale svalutazione della moneta tedesca e da un altissimo tasso di disoccupazione. In questa situazione di incertezza e di fame, lo NSDAP 1930 ottenne il 18,3% dei voti. Tale rapida ascesa condusse il capo del Partito nazista Adolf Hitler alla carica di cancelliere nel 1933. Si impone in Europa il modello nazifascista, ripreso in parte da Antonio Salazar in Portogallo e Francisco Franco in Spagna.
La Germania nazista, dopo l'annessione dell'Austria e dei Sudeti e dopo la definizione del Patto d'acciaio con l'Italia e la firma di un patto di non aggressione con l'Unione Sovietica, attacca la Polonia ed entra in guerra con gli Alleati. Inizia la seconda guerra mondiale, considerata da molti storici come l'atto conclusivo di una "nuova guerra dei trent'anni" che va dal 1914 al 1945. Seguono le invasioni di Paesi Bassi, Belgio, Francia (Campagna di Francia), Danimarca, Norvegia (Operazione Weserübung) e Balcani (Campagna dei Balcani). Dopo questi iniziali successi, la Germania tenta di invadere il Regno Unito e nel 1941 attacca la Russia; questa invasione viene però fermata vicino Mosca nel dicembre del 1941. Tra il 1941 e il 1943, comunque, la Germania e l'Italia raggiungono un dominio pressoché completo dell'Europa continentale, minacciato però dall'inversione delle sorti nella guerra contro la Russia. Nel frattempo l'Impero giapponese, alleatosi a Germania ed Italia nel settembre 1940, attacca gli Stati Uniti il 7 dicembre 1941, dopo mesi di embargo americano. Le vittorie alleate in Nordafrica sono seguite dall'invasione dell'Italia nel 1943, dallo sbarco in Normandia nel giugno del 1944 e dall'invasione a tenaglia russo-americana della Germania nel 1945, portando alla fine della guerra in maggio per l'Europa, e in agosto per l'Asia.

La Guerra Fredda (1947–1991)[modifica | modifica wikitesto]

La guerra determinò la sconfitta dei totalitarismi di destra e l'affermazione di Stati Uniti e Unione Sovietica come nuove superpotenze mondiali. La tecnologia conobbe un incremento accelerato, con esiti positivi (radar, medicina, aeronautica) e orribili (bomba atomica, armi di distruzione di massa). Un piano creato dal segretario di stato statunitense George Marshall, il Piano di Recupero Economico, meglio noto come piano Marshall, chiese al Congresso degli Stati Uniti di assegnare miliardi di dollari per la ricostruzione dell'Europa, dalle cui macerie, povertà, desolazione e abbandono era stata segnata dalla perdita della sua grande tradizione di civiltà e progresso. La Società delle Nazioni che aveva chiaramente fallito nel prevenire la guerra, fu abolita e al suo posto venne costruito un nuovo ordine internazionale. Nel 1945 venne fondata l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la fine della monarchia in Italia e la nascita della Repubblica. Alcide De Gasperi è il primo presidente del Consiglio e il 1º gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione repubblicana.[4]
Le nazioni europee si separarono in due blocchi, quelle filo occidentali facenti parte della NATO e quelle di influenza sovietica del Patto di Varsavia. La contrapposizione dei due blocchi portò a quella che venne definita Guerra fredda. Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un conflitto militare diretto (la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe potuto inesorabilmente distruggere l'intero pianeta), si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi. Gli Stati Uniti promossero la democrazia liberale e il, mentre l'Unione Sovietica promosse il comunismo e un'economia pianificata a livello centrale. L'Europa era per la prima volta relegata alla periferia del Primo Mondo. Con la fine della guerra iniziò anche la prima fase della decolonizzazione (la seconda fase avrebbe avuto luogo negli anni sessanta).
Un processo d'integrazione economica e politica portò allo sviluppo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio nel 1951 e del Mercato Europeo Comune nel 1957. Nello stesso periodo l'economia europea conobbe una crescita esponenziale del PIL mentre il neonato Stato sociale era alla base dell'incremento della spesa pubblica.
La presidenza Kennedy (1961-63) portò ad una politica di avvicinamento fra le due superpotenze. Continuavano, però, le politiche di contenimento del comunismo da parte degli Stati Uniti: la Guerra Fredda raggiunse il culmine con lo sbarco nella Baia dei porci (1961) e la crisi dei missili di Cuba, quando Nikita Chruščёv iniziò ad installare missili nucleari a medio raggio sull'isola di Cuba, in cui era da poco stato instaurato un regime socialista simile a quello sovietico. Un crescente movimento dei diritti civili negli Stati Uniti, guidata da afro-americani, come Martin Luther King, combatterono la segregazione e la discriminazione razziale. Dopo l'assassinio di Kennedy nel 1963 vennero approvati il Civil Rights Act del 1964 e il Voting Rights Act del 1965 dal Presidente Lyndon B. Johnson.
Johnson portò il paese ad una nuova guerra nel Sud-Est asiatico, la Guerra del Vietnam, che fece aumentare fortemente la spesa pubblica statunitense; di fronte all'emissione di dollari e al crescente indebitamento degli USA, aumentavano le richieste di conversione delle riserve in oro. Ciò spinse nel 1971 il presidente statunitense Richard Nixon, ad annunciare la sospensione della convertibilità del dollaro in oro. Una nuova crisi finanziaria scosse il mondo nel 1973, in congiunzione della guerra del Kippur tra Egitto e Israele. Per la prima volta dei paesi fuori dalle sfere di influenza americana e russa fecero sentire il proprio potere in modo significativo: fu imposto l'embargo sul petrolio agli Stati Uniti. Le conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale europeo, che infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Le truppe nordvietnamite presero Saigon nel 1975, respingendo definitivamente le truppe sudvietnamite e statunitensi. Fu il primo smacco sul campo dell'esercito statunitense, e fu la prima guerra ad essere estensivamente seguita dai media televisivi, con effetti disastrosi sull'opinione pubblica occidentale. L'elezione congiunta di Margaret Thatcher in Gran Bretagna (1979) e Ronald Reagan (1980) negli Stati Uniti sancì il processo, da tempo in atto, di ritorno al liberismo estremo in Occidente.
Sulla fine degli anni ottanta, il leader sovietico Michail Gorbačëv, conscio delle gravi difficoltà dello stato sovietico, iniziò un percorso di riforme, attraverso politiche di glasnost' (trasparenza) e perestrojka, che non si dimostrarono tuttavia sufficienti per impedire il collasso dell'Unione Sovietica. Nel 1989 cadde il muro di Berlino e di lì a poco, nel 1991, lo avrebbe seguito l'intera Unione Sovietica, incapace di risolvere le proprie contraddizioni interne e di vincere la sfida con il primo rivale occidentale.

Il consolidamento post-bellico (1991-2001)[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Globalizzazione e Internet.
Dal 1989, dopo la caduta del muro di Berlino e la successiva dissoluzione dell'URSS alcuni storici hanno definito "unipolare" il sistema internazionale venutosi a creare, mettendo l'accento sulla presunta posizione di dominanza assunta dagli Stati Uniti (considerati come l'unica superpotenza). Altri studiosi, invece, hanno messo in rilievo la possibilità dell'emergere di un nuovo multipolarismo.
Il 7 febbraio 1992 i dodici stati CEE firmarono il Trattato di Maastricht. Nello stesso anno le indagini di Mani Pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti in Italia coinvolgono esponenti politici, principalmente del pentapartito, determinando la fine della prima Repubblica. Dopo lo scandalo cresce il peso politico di alcuni partiti come la Lega Nord guidata da Umberto Bossi ed il Movimento Sociale Italiano guidato da Gianfranco Fini e nasce Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. In questa fase, definita seconda Repubblica, nuove coalizioni politiche prendono il posto dei vecchi partiti di massa dando vita ad un sistema parzialmente bipolare; vari esponenti del centrosinistra si alternano nella guida del paese a Silvio Berlusconi.
La Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia si disintegrò tra il 1991 e il 1992, a seguito dell'indipendenza di Slovenia, Croazia, Macedonia e Bosnia ed Erzegovina. Le altre due repubbliche jugoslave, Serbia e Montenegro, formarono nel 1992 una nuova federazione denominata Repubblica Federale di Jugoslavia. Tra il 1998 e il 1999, continui scontri in Kosovo tra le forze di sicurezza serbo-jugoslave e l'Esercito di Liberazione Albanese (UÇK), riportati dai media occidentali, portarono al bombardamento della NATO sulla Serbia (Operazione Allied Force).[5] Gli attacchi vennero fermati da un accordo, firmato dal presidente Milošević, che prevedeva il ritiro dell'esercito dal Kosovo.
La prima intifada (1987-1993) ebbe fine con gli accordi di Oslo tra Israele e l'OLP, conclusi il 20 agosto 1993 da Mahmud Abbas e Shimon Peres e firmati a Washington D.C. il 13 settembre da Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Bill Clinton. Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Shimon Peres ricevettero il Premio Nobel per la Pace nel 1994, ma Rabin fu ucciso da un estremista ebreo nel 1995. Gli accordi istituirono l'Autorità Nazionale Palestinese. La seconda Intifada (2000) sancì il fallimento del processo avviato a Oslo.

Gli anni del terrorismo islamico e della moneta unica in Europa (2001-presente)[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Guerra al terrorismo.
Gli attentati dell'11 settembre 2001, la cui data può considerarsi uno spartiacque storico, colpirono il World Trade Center di New York e il Pentagono uccisero quasi tremila persone. In risposta a quello che è considerato il primo attacco agli Stati Uniti direttamente nel suo territorio, il Presidente George W. Bush dichiarò guerra contro il terrorismo. Alla fine del 2001 le forze americane invasero l'Afghanistan, rovesciando il governo dei talebani che però continuarono le operazioni di guerriglia. Nel 2002 l'amministrazione Bush e quella Blair nell'UK iniziarono a premere per il cambiamento del regime in Iraq. Sebbene senza un esplicito mandato delle Nazioni Unite (dovuto al veto posto dal presidente francese Chirac nel consiglio di sicurezza) si arrivò all'invasione dell'Iraq nel 2003 che portò alla cattura del presidente Saddam Hussein e alla sua uccisione. Nel 2011 gli Stati uniti d'America, per mezzo dei Navy SEALs, riuscirono a trovare e uccidere Osama Bin Laden, il mandante degli attentati dell'11 settembre 2001.
Nel 2002, in Europa, entrò in vigore l'euro che diventò la moneta unica degli inizialmente dodici paesi dell'Unione Europea appena istituita e anche di San Marino, e Monaco, oltre che de facto nei territori del Montenegro e del Kosovo (all'epoca entrambi parte della confederazione di Serbia e Montenegro) e in Andorra. Nel 2004 aderirono all'UE Slovenia, Malta, Cipro, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria; nel 2007 fu il turno di Bulgaria e Romania e nel 2013 quello della Croazia.
Già dal 2002 iniziano a manifestarsi le prime avvisaglie di quella che scaturirà, nel 2007, in una crisi economica globale. Nello stesso periodo inoltre avranno luogo numerose rivolte nel mondo arabo, sfociando anche in situazioni estremamente violente: una guerra civile scoppia in Libia, portando al rovesciamento del regime di Muhammar Gheddafi e alla sua uccisione destabilizzando ulteriormente il mondo arabo; un'altra rivolta in Siria, con l'intento di rovesciare quello di Assad. Volto a quest'ultimo paese e in Iraq, l'occidente si ritroverà a fronteggiare la minaccia costituita dall'autoproclamato Stato Islamico.
Un'altra data molto importante è il 20 gennaio 2009 quando, per la prima volta nella storia mondiale, si insedia alla Casa Bianca un Presidente degli Stati Uniti d'America di colore, Barack Obama[a detta di chi è un fatto storicamente rilevante piuttosto che semplicemente un fatto politico rilevante? Opinione troppo personale]. Per la popolazione afroamericana questa è un grande vittoria[opinione politica personale]: dopo secoli di discriminazioni e violenze nei loro confronti, ora una delle cariche politiche più importanti del mondo è ricoperta da un suo esponente.
L'inizio del XXI secolo si caratterizza dunque per l'affermazione della globalizzazione con i suoi effetti economici, la rivoluzione informatica, la lotta al terrorismo (Al-Qaida, Stato Islamico ecc...), l'ascesa dei paesi del BRICS, una nuova grande recessione e crisi dell'Unione europea.

Innovazioni per campo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dizionario di Storia Treccani, voce Periodizazione
  2. ^ Guida allo studio della storia contemporanea - Vittorio Vidotto - Google LibriVittorio Vidotto, Guida allo studio della storia contemporanea
  3. ^ Dizionario di storia, Treccani (2011) alla voce "storiche, età"
  4. ^ 60º anniversario della Costituzione italiana, su governo.it. URL consultato l'8-5-2011.
  5. ^ Giovanni Montroni, Scenari del mondo contemporaneo dal 1815 a oggi, Roma, Laterza, 2005, p. 263

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve, Milano: RCS Libri ISBN 88-17-25901-2
  • Giovanni Montroni, Scenari del mondo contemporaneo dal 1815 a oggi, Roma, Laterza, 2005.
  • Mark Mazower, Le ombre d'Europa. Democrazia e totalitarismo nel XX secolo, Milano, Garzanti, 2001.
  • Federico Romero, Storia internazionale del Novecento, Roma, Carocci, 2001.
  • Alberto Mario Banti, L'età contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, Roma, Laterza, 2009.
  • Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Storia contemporanea. L'Ottocento, Roma, Laterza, 2009.
  • Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Storia contemporanea. Il Novecento, Roma, Laterza, 2011.
  • Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Roma, Laterza, 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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