Rispetto alla scena internazionale, in Italia la new wave fece fatica a diventare un genere popolare, anche a causa della scarsa attenzione prestata dai mass media nazionali per questo genere musicale. Tuttavia, fin dai primissimi anni ottanta si formarono numerose band nelle maggiori città italiane. Torino, Firenze, Milano, Roma, Bologna, Genova, Taranto, Pordenone con l'esperimento del "Great Complotto", Udine con le prime fanzine e gruppi storici come Eu's Arse e Detonazione, Catania e Lecce conoscono le prime sperimentazioni e produzioni indipendenti. Anche in Italia le sonorità new wave pure troveranno comunque degli estimatori, e svilupperanno forme proprie, seppur marginalmente rispetto ai colossi angloamericani: tre band fiorentine, i Litfiba, i Diaframma e i Neon incarneranno lo spirito con maggior successo commerciale[1]. Altri nomi di spicco della new wave italiana furono Denovo, CCCP, Go Flamingo!, Garbo, Gaznevada, Detonazione, Moda, Kirlian Camera, Pankow, Underground Life, Viridanse, Deca, Violet Eves, Monuments, Frigidaire Tango, Style Sindrome, Decibel, il loro frontman Enrico Ruggeri e vari altri.
Il genere new wave comunque anche in Italia ebbe una serie di sfaccettature che spesso portò a diverse contaminazioni musicali soprattutto con l'elettronica ed il synthpop. Alla fine degli anni settanta, con forti influenze punk (anche nel look) vanno ricordati i Decibel capitanati da Enrico Ruggeri che ebbero un certo successo con il singolo Contessa. Dalle file del punk italiano provenivano anche le Kandeggina Gang, irriverenti ragazze che proposero canzoni volontariamente provocatorie e da cui poi emerse Jo Squillo, personaggio che ebbe una buona risonanza mediatica sia per il personaggio stravagante che per canzoni come Skizzo Skizzo, Violentami sul metrò, Avventurieri. Alberto Camerini ottenne un grande successo proponendo canzoni orecchiabili impostate su ritmi elettronici (Tanz Bambolina, Rock 'n' Roll Robot) presentandosi inoltre come un moderno arlecchino punk, citando cioè la vecchia tradizione della commedia dell'arte e la cultura postmoderna.
Anche nell'ambito del pop più commerciale molti artisti furono fino alla metà degli anni ottanta abbondantemente influenzati dalla new wave d'oltralpe e dall'electropop: ad esempio il primissimo Scialpi di Rockin' Rollin' oppure Rettore ed Ivan Cattaneo i quali furono i massimi esponenti italiani di quell'attitudine all'eccesso e al travestimento tipica degli anni ottanta (si pensi a Boy George). Impostati ad una new wave con sfumature più decadenti, in gran parte derivate dal periodo berlinese di David Bowie, furono Faust'O e Garbo, quest'ultimo autore di singoli significativi come A Berlino... va bene, Vorrei regnare, Generazione. Tra i personaggi ascrivibili alla new wave bisogna citare anche Diana Est, personaggio che incise solo tre singoli ma che impose un'immagine d'effetto, a metà tra la modernità e la classicità rivisitata (ad esempio il singolo di successo Tenax aveva una serie di strofe cantate in latino).
Gli esiti più alti, sia a livello di vendita che di qualità, furono rappresentati da Franco Battiato e dai Matia Bazar; il primo, è un autentico cantautore difficile da inquadrare in un solo genere per la quantità di rimandi e di molteplici suggestioni che la sua musica riesce a dare, tuttavia il celebre album La voce del padrone ha rappresentato uno dei vertici della cultura musicale dell'epoca; inoltre Battiato negli anni ottanta fu a capo di una sorta di "factory", intraprendendo proficue collaborazioni con artisti come Alice (si pensi al singolo Chanson egocentrique) e Giuni Russo. Quest'ultima si impose con una serie di successi disimpegnati ma non bisogna dimenticare brani come Una vipera sarò e Crisi metropolitana(contenuti nell'album Energie) composti da suoni elettronici assai serrati ed enfatizzati dalla potentissima ed evocativa voce della cantante. I Matia Bazar riuscirono a portare al successo una serie di album (Berlino, Parigi, Londra, Tango, Aristocratica) che contenevano canzoni orecchiabili ed anche sperimentazioni musicali; la stessa figura di Antonella Ruggiero, voce inconfondibile del gruppo, seppe potenziare brani chiave della new wave italiana come Fantasia, Elettrochoc, Il video sono io, Vacanze romane (portato anche al Festival di Sanremo), Aristocratica; inoltre i Matia Bazar furono negli anni ottanta vicini ad una certa cultura artistica d'avanguardia, si pensi alla collaborazione con l'architetto e designer Alessandro Mendini scaturita nell'LP Architettura sussurrante e con la stilista Cinzia Ruggeri.
Meritano attenzione i Krisma, duo elettronico composto da Maurizio Arcieri e Christina Moser, che dopo il successo di singoli come Many Kisses, con Clandestine Anticipation hanno firmato un album accattivante e stilisticamente ardito; i Krisma sono stati poi tra i primi in Italia ad affidarsi alla promozione attraverso ottimi videoclip musicali.
La trasmissione tv Mister Fantasy, condotta da Carlo Massarini, in generale diede molto spazio a tutta la variegata e sfuggente scena new wave italiana.
Nel 2008 esce il documentario Crollo nervoso: la new wave italiana degli anni '80, l'unico documentario sull'intera scena italiana dell'epoca, contenente rari videoclip, filmati di concerti, interviste e materiale cartaceo[2]. Nel primo decennio del 2000 molte etichette di distribuzione hanno reimmesso nel mercato italiano innumerevoli riedizioni di musica new wave migliorandone la qualità degli arrangiamenti e delle sonorità in genere, ottenendo un discreto successo dal punto di vista commerciale.
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