sabato 7 luglio 2018

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Musicoterapia

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La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.

Definizione[modifica | modifica wikitesto]

La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione[senza fonte]: "La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico."
La WFMT nel 1999 (nel congresso mondiale di Washington) ha validato la documentata scientificità di 5 modelli clinici :
  1. Il modello BENENZON, che propone una concezione della musicoterapia come “disciplina che utilizza il suono e il movimento per provocare effetti regressivi”. Questa premessa rivela che alla base della concezione della musicoterapia di Omar Benenzon (musicista e psicologo argentino) vi sono presupposti teorici di tipo psicoanalitico. Benenzon considera la musicoterapia una disciplina paramedica, che trova le sue basi scientifiche nell'ambito clinico e terapeutico. Il principio sostanziale del metodo (ISO) consiste nel rispecchiamento del paziente da parte dell’operatore e nella apertura di un canale di comunicazione di livello regressivo e di natura squisitamente sonora. Il musicoterapeuta dovrà sfruttare i canali di comunicazione aperti precedentemente, dovrà elaborare un’ipotesi sull’ISO (Identità Sonora) del paziente e tentare una integrazione con la produzione sonora proposta dallo stesso.
  2. La Musicoterapia creativa di Paul Nordoff e Clive Robbins, un musicista ed uno psicopedagogista inglesi, che hanno imposto un loro metodo rivolto a bambini affetti da disturbi lievi e gravi di apprendimento (inclusa la sindrome di Down), a pazienti affetti da autismo, a pazienti affetti da disabilità psico-fisiche, a pazienti affetti da disturbi dell’udito. Questo metodo, di marcata matrice educativo-pedagogica, prevede una seduta di gruppo in cui si imparano diversi ritmi per aiutare i movimenti del corpo e la coordinazione. La musica “suonata”è collocata al centro dell’esperienza e le risposte musicali costituiscono il materiale principale per l’analisi e per l’interpretazione.
  3. La Musicoterapia Analiticamente Orientata, che consiste in uno sviluppo di quella che inizialmente era chiamata "Musicoterapia Analitica". Il modello, elaborato dalla violinista Mary Priestley negli anni '70, pone le proprie basi nella psicoterapia analitica di stampo Junghiano. Il metodo è da lei definito come segue : “Musicoterapia analitica è il nome che è prevalso dall'uso simbolico, orientato analiticamente, di musica improvvisata dal musicoterapeuta e dal paziente”. È utilizzata come mezzo creativo per esplorare la vita interiore del paziente in modo da disporre di una via verso la crescita ed una maggiore auto-conoscenza.
  4. La BMT detta anche Musicoterapia Comportamentale, teorizzata da Clifford Madsen, si è sviluppata particolarmente negli USA ed ancora costituisce negli Stati Uniti il modello principale di intervento musicoterapico. È un metodo che predilige l’uso della musica come rinforzo contingente o come stimolo per aumentare o modificare comportamenti adattivi o eliminare comportamenti distorti. Il Musicoterapeuta Comportamentista utilizza tecniche di sensibilizzazione, desensibilizzazione, condizionamento, rilassamento.
  5. Il metodo GIM, che è stato elaborato da Helen Bonny agli inizi degli anni settanta. Esso utilizza la potenzialità della musica come evocatrice d’immagini e come strumento di esplorazione all'interno della coscienza. Bonny ritiene che la musica possegga la capacità di entrare a fondo nella coscienza per modificare la condizione fisica, emozionale, intellettuale e spirituale. I trattamenti consistono in un'esplorazione di sé centrata sulla musica ed utilizza specifici programmi musicali per stimolare e sostenere l’apertura dinamica di esperienze interiori, offrendo alle persone la possibilità di integrarle.

Principi[modifica | modifica wikitesto]

I principi base della pratica musicoterapeutica sono:
  1. il paziente è parte attiva della terapia;
  2. la centralità del rapporto di fiducia e l'accettazione incondizionata rispetto al paziente;
  3. l'adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta;
  4. scambio reciproco di proposte tra paziente e musicoterapeuta;
  5. stabilimento di un legame tra il musicoterapeuta e il paziente grazie al suono.
Il musicoterapeuta è quindi un mezzo attraverso il quale un paziente si apre e "tira fuori" le proprie emozioni.
La musica dà alla persona malata la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il linguaggio non-verbale.
Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, cioè individui che sono in una condizione patologica, per cui tendono a rinchiudersi in sé stessi rifiutando ogni comunicazione con l'esterno. La musica dunque permette al mondo esterno di entrare in comunicazione con il malato, favorendo l'inizio di un processo di apertura.
Il tecnico di musicoterapia deve prestare attenzione a non sovrapporsi con il suo operato ad altre figure professionali al fine di evitare conflittualità operative nell'équipe; in particolare il tecnico di musicoterapia non possiede gli elementi formativi per interpretare la comunicazione sonora sotto il profilo psicoterapico, ma essenzialmente sotto il profilo cognitivo-parametrico. Per quanto riguarda l'aspetto riabilitativo il tecnico di musicoterapia può operare all'interno di una équipe nella quale siano presenti le figure sanitarie responsabili.

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

L'uso della musica a scopi terapeutici è documentato in numerose civiltà dal mondo antico ad oggi, prevalentemente all'interno di un modello di pensiero magico-religioso o sciamanico. Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa solo all'inizio del secolo XVIII: il primo trattato di musicoterapia risale alla prima metà del Settecento a cura di un medico musicista londinese, Richard Brocklesby. I primi esperimenti di musicoterapia in Italia furono attuati nel Morotrofio di Aversa a partire dal 1843 da parte di Biagio Gioacchino Miraglia[1].
Una figura professionale di tipo sanitario o sociosanitario è gestita dal Ministero della Salute ed una professione sanitaria non può essere riconosciuta da un corso privato o pubblico, nemmeno da un corso universitario, essendo sottoposta alle regole costituzionali ed ai codici penale e civile. Attualmente la richiesta di alcune associazioni di utilizzazione della legge 4 del 2013 non è evadibile in quanto quella legge esclude categoricamente ogni ambito clinico.[2]
Se relativamente alla professione lo Stato Italiano non si è ancora espresso, qualche cosa si muove invece dal punto di vista della formazione. Con il Decreto Ministeriale 8 ottobre 2008 n.629 è stata autorizzata l'attivazione di un corso accademico sperimentale di primo livello presso il Conservatorio di Pescara[3] e successivamente, con il Decreto Ministeriale 23 novembre 2005 prot. n. 484/2005 il MIUR ha dato il via libera per la sperimentazione di un Diploma Biennale di Specializzazione in “Musicoterapia” presso due Conservatori: il Conservatorio di Verona[4] ed il Conservatorio dell'Aquila.[5]
Con D.M. 3 nov 2011 n. 164 è stato autorizzato il "Biennio sperimentale di specializzazione in Musicoterapia" (Laurea Magistrale) presso il Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi" a Ferrara. Lo studio ed il tirocinio al Biennio sono svolti con particolare riferimento alla Musicoterapia applicata alla Neuroriabilitazione. Le lezioni si svolgono presso il Dipartimento di Neuroscienze/Riabilitazione - Settore Medicina Riabilitativa “San Giorgio” di Ferrara.[6]
In lingua italiana si è cercato più volte di dare valenze diverse ai termini musicoterapeuta e musicoterapista, differenza che in altre lingue non esiste.

Modelli[modifica | modifica wikitesto]

Poiché sostanzialmente la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona, si configureranno ambiti diversi di applicazione della metodica a seconda che l'utente sia singolo o gruppo, paziente o discente. Un'ulteriore moltiplicazione dei modelli musicoterapici si avrà poi in relazione alle finalità che si vogliono perseguire. Nella attuale fase di ricerca nella disciplina emergente si può parlare di musicoterapie più che di musicoterapia.
Storicamente possiamo distinguere la musicoterapia attiva (suonare) da quella recettiva (ascoltare), ma è una discrezione limitata, poiché lo stesso metodo può cambiare a seconda dell'applicativo.
Si può invece evidenziare una più precisa differenza tra le Scuole in base al core d'intervento che può essere psicoanalitico, psicosomatico, somatico.
  1. Scuole a impianto somatico
    In questi casi l'utente è un singolo e si tratta di un paziente.
    Il fine è terapeutico.
  2. Scuole d'impianto psicosomatico
    L'utenza è costituita da singoli o gruppi. Spesso, ma non solo, bambini, anziani e disabili mentali.
    Il fine è sviluppare o mantenere le capacità cognitive, espressive e di apprendimento, orientamento e coordinamento motorio.
  3. Scuole a impronta psicoanalitica
    L'utenza è costituita da singoli o gruppi.
    Il fine è sviluppare gli aspetti sociali della persona.
  4. Musicoterapia umanistica.

Campi di applicazione[modifica | modifica wikitesto]

La musicoterapia può essere utilizzata a vari livelli, quali l'insegnamento, la riabilitazione o la terapia.
Per quanto riguarda la terapia e la riabilitazione, gli ambiti di intervento riguardano preminentemente la neurologia e la psichiatria:
In ogni caso, gli interventi di tipo clinico rimangono di esclusiva competenza degli esercenti le professioni sanitarie.
Lo studio della musica in medicina è un campo sempre più in via di sviluppo che in passato è stato largamente indirizzato all'utilizzo della musica come terapia complementare. Sempre più interesse si è concentrato sulla comprensione dei meccanismi fisiologici che sottostanno agli effetti della musica e sulla capacità di essa nel modulare le risposte metaboliche. La ricerca ha stabilito un ruolo della musica nella regolazione dell'asse ipotalamo-ipofisario, del sistema nevoso autonomo, del sistema immunitario, che hanno, a loro volta, un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo e del bilancio energetico. Scoperte più recenti hanno dimostrato un ruolo della musica nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica ed intestinale, nella modulazione dei sintomi gastrointestinali legati al cancro, e nell'aumento del metabolismo lipidico e della clearance dell'acido lattico durante l'esercizio e il recupero dopo lo sforzo. [7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sadi Marhaba, Lineamenti della psicologia italiana, 1870-1945; presentazione di Cesare Musatti, Firenze: Giunti-Barbera, 1981, p. 28 (Google libri)
  2. ^ Richiesta Rifiutata
  3. ^ (IT) Adminpat, Musicoterapia, su www.conservatoriopescara.gov.it. URL consultato il 17 ottobre 2017.
  4. ^ [1]
  5. ^ Testo DM
  6. ^ Biennio Ferrara
  7. ^ http://www.nutritionjrnl.com/article/S0899-9007%2812%2900077-9/abstract#/article/S0899-9007(12)00077-9/fulltext?mobileUi=1&mobileUi=1&mobileUi=1

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Testi sui cinque modelli di intervento riconosciuto dalla World Federation of Music Therapy:
  • Benenzon R.O. Manuale di Musicoterapia. Edizioni Borla, Roma, 1983.
  • (EN) Bonny H. Facilitating GIM sessions. AN ICM Publication, Salinas, 1999.
  • (EN) Nordoff P., Robbins C. Creative Music Therapy. Harper Row Publishers, New York, 1977.
  • (EN) Priestley M. Music therapy in action. Barcelona Publishers, St. Luis, 1975.
  • Orff, G. (1980). The Orff Music Therapy. New York: Schott Music Corporation.
  • Nutrendosi di suono. Otto musicoterapisti si raccontano, Maria Broccardi (a cura di), Pacini ed.
  • Laura Gamba, Musicoterapia per crescere. Percorsi riabilitativi dall'infanzia all'adolescenza, Carocci ed.
  • Paolo Cattaneo, La Canzone come esperienza relazionale, educativa, terapeutica, Ricordi Universal Publishing, Milano, 2009
  • Mario Corradini, Iniziazione alla musicoterapia, Edizioni Mediterranee, Giugno 2009, ISBN 882721284X.
  • Léon Bence - Max Méreaux, MUSICOTERAPIA - Ritmi armonie e salute, Edizioni Xenia, Milano, 1990.
  • Amedeo Benedetti, Comunicazione e osservazione per musicoterapeuti, Genova, AISMT, 1997.
  • Ernestina Zavarella - Itinerari di musicoterapia, in Giochi per crescere insieme - Manuale di tecniche creative a cura di Sabina Manes, Franco Angeli Editore, 2007.
  • Caneva Paolo Alberto - "Songwriting. La composizione di canzoni come strategia di intervento musicoterapico", Armando Editore, Roma, 2007.
  • Ezzu A., Messaglia R. Introduzione alla Musicoterapia. Musica Practica, Torino, 2006.
  • Giulia Cremaschi Trovesi - Il Corpo Vibrante - Teoria, pratica ed esperienze di musicoterapia con bambini sordi - Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2001
  • Mauro Scardovelli - Musica e trasformazione - Edizioni Borla, Roma, 1999
  • Gerardo Manarolo - Manuale di musicoterapia- Edizioni Cosmopolis, Torino, 2006
  • Gerardo Manarolo - Psicologia della musica e musicoterapia - Edizioni Cosmopolis, Torino, 2009
  • Silvio Luigi Feliciani (a cura di) - Olav Skille : il suono a bassa frequenza nella terapia musicale - Aracne Edizioni, Roma 2010
  • Lucia Cavallari, Michele Cavallari - Suono, musica, musicoterapia - Bordeaux Edizioni, 2013
  • The impact of music on metabolism,Alisa Yamasaki, B.A., Abigail Booker, B.A., Varun Kapur, M.D., Alexandra Tilt, B.A., Hanno Niess, M.D., Keith D. Lillemoe, M.D., Andrew L. Warshaw, M.D., Claudius Conrad, M.D., Ph.D. - [2]

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