L'eclampsia è una grave patologia della gravidanza, potenzialmente letale, caratterizzata da convulsioni. Essa rappresenta la complicanza più temibile della preeclampsia, una sindrome che può insorgere dopo la ventesima settimana di gravidanza e che si manifesta con edema, proteinuria ed ipertensione arteriosa. La sindrome eclamptica può manifestarsi prima, durante o dopo il parto.
La parola "eclampsia" deriva dal greco antico eklampo[1] che comunemente significa risplendere, brillare (di lampi, armi, fuoco) ma che è utilizzata da Ippocrate a proposito di attacchi febbrili improvvisi e violenti.[2]
Indice
[nascondi]Eziologia[modifica | modifica wikitesto]
L'eziologia è sconosciuta. Data la rapida risoluzione della preeclampsia/eclampsia col parto, si suppone nella sua patogenesi siano implicati fattori derivati dalla placenta che portino alla permeabilità vascolare con proteinuria ed edema, disfunzione endoteliale e vasocostrizione con ipertensione e allo stato trombofilico. Aberrazioni placentari sono state riscontrate nelle pazienti con eclampsia, tra cui la trasformazioni delle arteriole in grossi vasi privi di muscolatura liscia, lo squilibrio tra fattori angiogenici ed antiangiogenici, lo sviluppo vascolare incompleto della placenta.
Patogenesi[modifica | modifica wikitesto]
La patogenesi delle convulsioni eclamptiche è tuttora sconosciuta. Le metodiche di imaging cerebrale mostrano anomalie, come l'edema vasogenico, simili a quelle riscontrate nell'encefalopatia ipertensiva.[3] Sembra comunque coinvolto un meccanismo multifattoriale legato alle modificazioni vascolari ed ematologiche tipiche della patologia.
Complicanze[modifica | modifica wikitesto]
Materne[modifica | modifica wikitesto]
Le donne colpite da eclampsia o preeclampsia grave possono manifestare, dopo il parto, una aumentata incidenza di insufficienza renale e di disfunzioni epatiche.[4]
Sono inoltre frequenti le alterazioni della coagulazione quali riduzione del fibrinogeno, aumento del tempo di protrombina e presenza in circolo di prodotti di degradazione della fibrina. In alcuni casi può svilupparsi una sindrome emolitico-uremica, caratterizzata dall'associazione di anemia emolitica, microangiopatia, trombocitopenia e insufficienza renale.[5]
I disturbi visivi che si manifestano nell'eclampsia possono culminare nella cecità assoluta, in molti casi reversibile, dovuta sia a fattori locali (vasocostrizione delle arterie retiniche) sia all'edema del tessuto nervoso a livello della corteccia occipitale.[6] Una rara complicanza è la rottura della capsula epatica,[7] associata a significativa mortalità materna e fetale, che richiede un trattamento chirurgico urgente.
La mortalità materna più elevata si riscontra nei Paesi in via di sviluppo,[8] probabilmente a causa della diagnosi tardiva.
Fetali[modifica | modifica wikitesto]
I rischi per il feto sono legati al ritardo di crescita intrauterina ed alla nascita pretermine con le complicanze ad essa connesse, in particolare difficoltà respiratorie.[4]
È significativa anche l'incidenza di mortalità intrauterina in seguito all'ipossia acuta secondaria all'ipossia materna, per CID e distacco intempestivo di placenta.
Anatomia patologica[modifica | modifica wikitesto]
Clinica[modifica | modifica wikitesto]
Segni e sintomi[modifica | modifica wikitesto]
Nella maggior parte dei casi, l'eclampsia è preceduta dai segni della preeclampsia, in particolare ipertensione e proteinuria. L'unico segno caratteristico dell'eclampsia è la comparsa delle convulsioni eclamptiche: scosse tonico-cloniche generalizzate, della durata di pochi minuti. Le convulsioni possono essere precedute da:
- sintomi visivi (scotomi, fosfeni, diplopia)
- cefalea persistente in sede occipitale o frontale
- stato confusionale
- alterazione dello stato di coscienza fino al coma
- dolore addominale localizzato all'epigastrio o all'ipocondrio destro.
Esami di laboratorio e strumentali[modifica | modifica wikitesto]
Dosaggio del PlGF (Low plasma placental growth factor) e del sFl-1 (soluble fms-like tyrosine kinase-1).
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