Portici di Bologna
« Sovente, alle due di notte, rientrando nel mio alloggio, a Bologna, attraverso questi lunghi portici, l'anima esaltata da quei begli occhi che avevo appena visto, passando davanti a quei palazzi di cui, con le sue grandi ombre, la luna disegnava le masse, mi succedeva di fermarmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com'è bello! » |
(Stendhal, Voyages en Italie, 1826) |
Indice
[nascondi]Storia[modifica | modifica wikitesto]
La prima testimonianza dei portici risale giá all'anno 1041[4]. Furono impiegati allo scopo di aumentare gli spazi abitativi necessari per far fronte al forte incremento della popolazione dovuto all'arrivo di studenti e dotti presso l'Università di Bologna, ma anche alla immigrazione dal contado. In un primo periodo si aumentò la cubatura delle case ampliando i piani superiori con la creazione di sporti in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio e - in caso di forte sporgenza - da mensole dette "beccadelli". Con il tempo gli sporti aumentarono in grandezza e fu necessario costruire colonne di sostegno dal basso perché non crollassero,[5] venendo così a creare i portici.Nati in maniera pressoché spontanea, i portici offrivano riparo dalle intemperie e dal sole, permettendo di percorrere le strade con qualsiasi condizione atmosferica. Inoltre, costituivano anche mezzo per l'espansione di attività commerciali e artigiane, e rendevano meglio abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia e dai liquami delle strade. La massiccia espansione dei portici si ebbe a partire dal 1288, quando un bando del Comune stabiliva che tutte le nuove case dovessero essere costruite con il portico, mentre quelle già esistenti che ne fossero prive fossero tenute ad aggiungerlo,[2] lasciando al proprietario l'onere del mantenimento, ma garantendo al Comune l'uso pubblico del suolo. Il bando specificava che questi dovevano essere alti almeno 7 piedi bolognesi (2,66 metri) e larghi altrettanto, per permettere il transito di un uomo a cavallo. Queste direttive non furono però rispettate nelle zone più povere, in cui i portici venivano costruiti con altezze decisamente inferiori.[2] Gli statuti del 1352 imposero un'altezza e una profondità di 10 piedi (3,60 metri) per i nuovi edifici.[6]
In principio i portici erano realizzati in legno, poi, successivamente ad un decreto emanato il 26 marzo 1568 dal governatore pontificio mons. Giovanni Battista Doria e dal Gonfaloniere Camillo Paleotti, furono convertiti in laterizio o pietra. Nonostante ciò sopravvivono ancora in città alcuni edifici con portico in legno, alcuni risalenti all'epoca medievale, altri ripristinati all'inizio del Novecento.
Nella seconda metà del XVI secolo comparvero alcuni dei più importanti portici-loggia di Bologna: il portico che sostiene e nasconde la chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano in strada Maggiore, opera di Andrea da Formigine, il loggiato di Palazzo del Monte in via Galliera.
Alcune nobili famiglie della città, però, vollero distinguersi e seguire la cosiddetta "moda romana" e chiesero dunque la dispensa per evitare di costruire la propria casa con portico. È per questo che a Bologna vennero costruiti palazzi rinascimentali senza portico, ad esempio i palazzi Davia-Bargellini, Fantuzzi, Bevilacqua, Bentivoglio.
Portici rilevanti[modifica | modifica wikitesto]
Portici medievali[modifica | modifica wikitesto]
Un esempio famosissimo è Casa Isolani in Strada Maggiore. Il portico, sorretto da altissime travi di legno (circa 9 metri) fu eretto intorno al 1250. Si tratta di uno dei pochi esempi superstiti delle costruzioni civili bolognesi del XIII secolo ed è in stile romanico - gotico. Le travi sono in legno di quercia e sostengono lo sporto del terzo piano dell'edificio.Altri esempi di portici lignei medievali sono quelli di casa Grassi e delle case dirimpetto in via Marsala, di casa Azzoguidi in via San Niccolò e di casa Ramponesi in via del Carro.
Portici rinascimentali[modifica | modifica wikitesto]
Il Rinascimento lascia a Bologna vari esempi dell'architettura del tempo, come il portico laterale della basilica di San Giacomo Maggiore in via Zamboni, il palazzo Bolognini-Isolani e le case Beccadelli in piazza Santo Stefano, le arcate decorate con motivi floreali del palazzo del Podestà e l'altissimo portico "dei Bastardini" in via D'Azeglio, così chiamato perché sotto le sue volte ebbe sede, fino al 1797, l'orfanotrofio della città.Il portico del Pavaglione[modifica | modifica wikitesto]
Il portico del Pavaglione è la loggia che si estende da Via De' Musei fino a Via Luigi Carlo Farini fiancheggiando Via dell'Archiginnasio e Piazza Luigi Galvani. Nell'ultimo tratto si trova lo storico edificio del'Archiginnasio, prima sede unificata dello Studio bolognese, costruita a metà del XVI secolo per volere del papa Pio IV su progetto del Terribilia. Il portico è lungo 139 metri su 30 arcate e rappresenta il tradizionale passeggio elegante della città.Deve il suo nome alla Piazza del Pavaglione (attuale Piazza Galvani) ove si teneva il mercato di bachi da seta (Pavajon in dialetto bolognese significa appunto Padiglione).
Il Pavaglione era costituito inizialmente da una costruzione di legno (e non da un tendone come credono alcuni). Il 27 giugno 1449 la Camera (di Commercio) decretò che il Pavaglione si svolgesse in perpetuo in una delle case della “Fabbrica di San Petronio” (organizzazione che si occupava della costruzione e delle manutenzione dell’edificio) poste sul retro della chiesa.
Nel 1563 Pio IV fece demolire alcune di queste case per ricavare una piazza atta allo svolgimento del Pavaglione ed il 20 novembre ordinò che si prelevassero ogni anno 150 scudi d’oro dai proventi di giustizia da utilizzare come indennizzo alla “Fabbrica” stessa.
La piazza così formata fu chiamata inizialmente “dell’Accademia”, poi “dell’Archiginnasio”, “delle Scuole” e “del Pavaglione”.
Nel 1566 fu demolita anche la casa di Floriano Dolfi per aumentare lo spazio disponibile.
Portici all'esterno del centro storico[modifica | modifica wikitesto]
Il portico degli Alemanni[modifica | modifica wikitesto]
Si tratta del portico più antico di Bologna costruito fuori dalla cerchia delle mura ed il secondo per lunghezza dopo quello che porta al Santuario di San Luca. Misura circa 650 metri e consta di 167 archi; fu eretto tra il 1619 e il 1631 per ordine dei Carmelitani Scalzi che officiavano nella Chiesa di Santa Maria Lacrimosa degli Alemanni. Collega la chiesa, sull'attuale via Mazzini (l'antica via Emilia), a Porta Maggiore, una delle 12 porte di accesso della terza cerchia di mura (edificate nel XIII secolo ne rimangono attualmente 10) al centro storico.[7]Il portico di San Luca[modifica | modifica wikitesto]
Il portico più lungo del mondo è quello di San Luca, che misura 3.796 metri e consta di 666 arcate: partendo dall'Arco Bonaccorsi a Porta Saragozza conduce fino alla cima del Colle della Guardia, dove si eleva il celebre Santuario della Madonna di San Luca. Il luogo è meta di pellegrini per venerare l'icona della Vergine con il Bambino.Il portico fu costruito tra il 1674 e il 1721 con il contributo dell'intera cittadinanza. Il progetto di Camillo Saccenti e Gian Giacomo Monti venne concluso da Carlo Francesco Dotti, che progettò anche l'Arco del Meloncello.[8] Lungo il portico si può ammirare il primo arco edificato dall'architetto Monti, le statue della Madonna grassa e del bambino di Andrea Ferreri e quindici cappellette in cui sono dipinti i misteri del Rosario, purtroppo in maggioranza rovinati.
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